Molte volte nella vita ci capita di rinunciare a ciò che vogliamo, con l’idea che l’occasione migliore arriverà. Ma questo periodo storico ci sta insegnando che la vita è completamente imprevedibile. Se fare piani può essere saggio e lungimirante, a volte serve unire anche un pizzico di irrazionale istinto, che ci guidi dove si trova veramente il nostro benessere.

 

La parola chiave di questo momento è imprevedibilità

Stiamo vivendo un periodo che nemmeno se avessimo provato ad immaginarlo, saremmo stati così creativi. Tutto ciò a cui eravamo abituati, buona parte delle nostre sicurezze e punti fermi hanno vacillato, stanno vacillando o temiamo che vacilleranno. La parola chiave di questo momento è imprevedibilità. Impossibile controllare o fare piani. A decidere come andranno le cose è apparentemente il caso, la fortuna, o comunque qualcosa al di sopra di noi che prende decisioni senza interpellarci. 

Ovviamente questo aspetto ci destabilizza o ci fa arrabbiare, perché tocchiamo con mano la nostra impotenza.

Tuttavia se riusciamo a guardare con occhi diversi questa situazione che stiamo vivendo, possiamo trarne un insegnamento prezioso per il futuro.

Aspettiamo il momento migliore per realizzare i nostri piani

Abbiamo tutti sempre e da sempre alcuni piani per la nostra vita che teniamo nascosti in un cassetto, nell’attesa che arrivi la giusta occasione per realizzare ciò che vorremmo per il nostro domani. Che si tratti di cambiare lavoro, di comprare casa, di migliorare la nostra vita sociale o anche semplicemente di visitare un posto mai visto, questi sogni giacciono inascoltati. La considerazione, più o meno consapevole che ci spinge ad aspettare un momento migliore, è che avremo tempo, che la vita prima o poi ci mostrerà la strada da seguire, potendo organizzare al meglio i nostri piani.

Cosa possiamo imparare da questo virus

L’aspetto su cui dobbiamo fermarci a riflettere per trarre insegnamento da questo duemilaventi, è che la vita non è una linea retta che unisce il punto in cui siamo nati, con il punto in cui moriremo. La vita è una strada impervia, con curve, punti di arresto più o meno prevedibili, attimi di accelerazioni e scatti di crescita alternati a circoli viziosi che ci ingabbiano per anni in dinamiche dolorose, da cui non riusciamo ad uscire.

Raramente possiamo identificare un momento perfetto per agire. Pensiamo a chi aveva pianificato di sposarsi, di girare il mondo, di abbracciare per l’ultima volta un proprio caro o di accompagnarlo nel suo ultimo momento. Tutto questo è stato posticipato nel migliore dei casi o è stata una cosa impossibile, nel caso peggiore. Non esiste una ragione per tutto questo o qualcuno con cui prendersela. La soluzione al dolore che proviamo è sicuramente l’accettazione. 

“ Ma perché tutto ciò non rimanga vano, dobbiamo imparare che non esiste un momento perfetto. Se si vuole davvero qualcosa, bisogna agire. Irrazionalmente, spregiudicatamente, appassionatamente agire”. 

Questo è ciò che di buono possiamo apprendere da questo virus che ha scombussolato le nostre vite. Non permettiamo che se ne vada senza averci lasciato almeno una cosa buona. Impariamo che la vita è una sola, per quanto ne sappiamo e che non abbiamo idea di quanto tempo ci rimane a disposizione per realizzare tutto ciò che ci sta a cuore. Quindi togliamo il freno a mano e ingraniamo la marcia verso una vita meno calcolata e più vicina all’idea che ognuno di noi conserva nel cuore di una vita “perfetta”.