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Perché dovremmo celebrare il nuovo anno soprattutto ora

La ciclicità della Natura e delle convenzioni della società cui apparteniamo ci suggeriscono quanto sia importante per noi chiudere i cerchi per aprirne di nuovi. Mai come in questo duemilaventi, saluteremo l’anno concluso con entusiasmo e speranza per il futuro.

Ma per concludere degnamente un ciclo è necessario essere più rituali e consapevoli possibile.

Un anno durissimo

La doppia cifra sembrava far sperare in eventi eccezionali ed in effetti così è stato, ma in termini non esattamente positivi.

Sembrava essere tutto partito bene, ma a febbraio c’è stato un tracollo verticale. Ogni nostra sicurezza, convinzione e convenzione è caduta sotto il peso di un virus ignoto e malefico che ha cambiato le nostre vite in modo inesorabile. 

Chiudere le scuole, i negozi, isolare le persone in casa sono state mosse necessarie, senza entrare nel merito, ma hanno comunque scombussolato il nostro sistema personale, familiare e sociale. Al di là dei disagi economici, rilevanti più o meno per tutti, ciò che ci ha segnato e lascerà delle ferite difficili a chiudersi, è stato certamente il disagio emotivo conseguente a tutti questi cambiamenti repentini. Ogni cambiamento richiede infatti tempo per essere elaborato, assorbito ed accettato. Ma per i cambiamenti che siamo stati costretti a subire a causa del Covid-19, non abbiamo avuto il tempo. Tutto è avvenuto in emergenza, per cercare di tamponare una situazione che stava palesemente sfuggendo di mano. Siamo stati e ci siamo sentiti fortemente impotenti. 

Le nostre vite si sono trasformate in un lampo

Il controllo è una grande tematica che è stata chiamata in causa in questo momento storico. Chi più chi meno, avevamo tutti l’illusione di avere un discreto controllo sulle nostre vite, quantomeno nell’intimo della nostra casa. E invece il virus è entrato silenzioso anche nelle nostre realtà più sotterranee causando danni, scombinando equilibri creati da anni di duri sacrifici.

Ci siamo resi conto che per quante àncore di salvezza potevamo esserci creati, è bastato un “nonnulla” per renderle effimere tutte.

Abbiamo bisogno di rinascere

Da qui è stato necessario ripartire, ad ogni ondata reale o presunta, facendoci forza sui nostri personalissimi strumenti. Qualcuno ha richiesto un aiuto specifico, qualcun altro ha provato a farcela da solo. Ma in sintesi ognuno di noi ha avuto il bisogno di ricostruire, prima ancora che questo virus fosse debellato, prima ancora che distruggesse tutto.

Perché questa è la nostra Natura. Siamo abituati a ragionare per cicli, a vivere per momenti che arrivano e se ne vanno, lasciando il posto ad altro e vedendoci pronti a conservare il cibo e le forze per l’inverno, a godere della rinascita della primavera, del calore dell’estate e del mutamento dell’autunno. Non ci fermiamo ma andiamo oltre.

Non ci siamo dunque arresi, abbiamo continuato a lottare per la sopravvivenza, anche quando il nemico è stato fortemente ostile e silenzioso.

Per questo è in linea con il nostro modo di vivere, celebrare il passaggio di un ciclo, la fine di una anno e l’arrivo del successivo e questa volta a maggior ragione. 

 

“ In particolare in questo momento storico abbiamo bisogno di tornare a sperare che la vita possa essere di nuovo leggera e spensierata. Che dalle macerie possiamo risorgere più forti e ostinati di prima”.

Celebriamo il nuovo

Pensiamo, dunque, ai nostri proposti per il duemilaventuno, perché la nostra mente possa proiettarsi in avanti il giusto che le serve per respirare aria nuova, senza bisogno di mascherina. 

Prendiamoci il tempo per immaginare come vorremmo essere l’anno prossimo, cosa vorremmo migliorare, cosa ci piacerebbe realizzare, concedendoci di sognare con leggerezza ed entusiasmo, perché è necessario che iniziamo a rinascere. Chiudiamo le situazioni sospese che temiamo di lasciar andare per liberare spazio per tutto ciò che di nuovo ci attende dietro l’angolo.

Prima che il virus ci lasci, prima di capire se vogliamo o no vaccinarci, se saremo o no costretti a farlo. Torniamo all’intimità del nostro Sè, in cui nessun virus può entrare se noi non glielo permettiamo. Perché la nostra forza risiede nella nostra anima, che si ammala solo se noi non ce ne prendiamo cura.

Cosa possiamo imparare di buono dal virus Covid-19

Molte volte nella vita ci capita di rinunciare a ciò che vogliamo, con l’idea che l’occasione migliore arriverà. Ma questo periodo storico ci sta insegnando che la vita è completamente imprevedibile. Se fare piani può essere saggio e lungimirante, a volte serve unire anche un pizzico di irrazionale istinto, che ci guidi dove si trova veramente il nostro benessere.

 

La parola chiave di questo momento è imprevedibilità

Stiamo vivendo un periodo che nemmeno se avessimo provato ad immaginarlo, saremmo stati così creativi. Tutto ciò a cui eravamo abituati, buona parte delle nostre sicurezze e punti fermi hanno vacillato, stanno vacillando o temiamo che vacilleranno. La parola chiave di questo momento è imprevedibilità. Impossibile controllare o fare piani. A decidere come andranno le cose è apparentemente il caso, la fortuna, o comunque qualcosa al di sopra di noi che prende decisioni senza interpellarci. 

Ovviamente questo aspetto ci destabilizza o ci fa arrabbiare, perché tocchiamo con mano la nostra impotenza.

Tuttavia se riusciamo a guardare con occhi diversi questa situazione che stiamo vivendo, possiamo trarne un insegnamento prezioso per il futuro.

Aspettiamo il momento migliore per realizzare i nostri piani

Abbiamo tutti sempre e da sempre alcuni piani per la nostra vita che teniamo nascosti in un cassetto, nell’attesa che arrivi la giusta occasione per realizzare ciò che vorremmo per il nostro domani. Che si tratti di cambiare lavoro, di comprare casa, di migliorare la nostra vita sociale o anche semplicemente di visitare un posto mai visto, questi sogni giacciono inascoltati. La considerazione, più o meno consapevole che ci spinge ad aspettare un momento migliore, è che avremo tempo, che la vita prima o poi ci mostrerà la strada da seguire, potendo organizzare al meglio i nostri piani.

Cosa possiamo imparare da questo virus

L’aspetto su cui dobbiamo fermarci a riflettere per trarre insegnamento da questo duemilaventi, è che la vita non è una linea retta che unisce il punto in cui siamo nati, con il punto in cui moriremo. La vita è una strada impervia, con curve, punti di arresto più o meno prevedibili, attimi di accelerazioni e scatti di crescita alternati a circoli viziosi che ci ingabbiano per anni in dinamiche dolorose, da cui non riusciamo ad uscire.

Raramente possiamo identificare un momento perfetto per agire. Pensiamo a chi aveva pianificato di sposarsi, di girare il mondo, di abbracciare per l’ultima volta un proprio caro o di accompagnarlo nel suo ultimo momento. Tutto questo è stato posticipato nel migliore dei casi o è stata una cosa impossibile, nel caso peggiore. Non esiste una ragione per tutto questo o qualcuno con cui prendersela. La soluzione al dolore che proviamo è sicuramente l’accettazione. 

“ Ma perché tutto ciò non rimanga vano, dobbiamo imparare che non esiste un momento perfetto. Se si vuole davvero qualcosa, bisogna agire. Irrazionalmente, spregiudicatamente, appassionatamente agire”. 

Questo è ciò che di buono possiamo apprendere da questo virus che ha scombussolato le nostre vite. Non permettiamo che se ne vada senza averci lasciato almeno una cosa buona. Impariamo che la vita è una sola, per quanto ne sappiamo e che non abbiamo idea di quanto tempo ci rimane a disposizione per realizzare tutto ciò che ci sta a cuore. Quindi togliamo il freno a mano e ingraniamo la marcia verso una vita meno calcolata e più vicina all’idea che ognuno di noi conserva nel cuore di una vita “perfetta”.